Fondazione Marisa Bellisario

UNA TRACCIA UTILE A CHI IN FUTURO VORRÀ RIPRENDERE IL CAMMINO

di Francesca Nanni*

Lo confesso: sono un po’ allergica alle autocelebrazioni femminili, alla esaltazione dei ruoli dirigenziali recentemente conquistati dalle donne se non accompagnati da iniziative pratiche o almeno da proposte operative; preferisco i fatti alle parole, soprattutto ricordando le difficoltà concrete incontrate nel corso della mia vita professionale e le molte difficoltà, di nuovo molto concrete, che ancora oggi incontro nell’organizzare o comunque nel concorrere a organizzare il lavoro delle colleghe negli uffici requirenti del distretto. Mi sono pertanto avvicinata all’esperienza del Premio Bellisario con cautela, pur consapevole dell’importanza e della serietà dell’evento.

Il pomeriggio e la serata trascorsi in compagnia delle altre vincitrici, prima nella eccezionale cornice del Palazzo del Quirinale, poi nello splendido contesto del Parco archeologico del Colosseo, hanno completamente dissolto ogni mia esitazione; mi ha colpito innanzitutto il sorriso delle altre donne, la loro consapevolezza, la loro semplicità e ho immediatamente capito di avere intorno persone davvero particolari, ricche di esperienza e di umanità; nessuna ostentazione, ne’ rivendicazione di supposti privilegi, solo legittima soddisfazione e sicurezza provenienti da un vissuto contrassegnato da impegno e sacrificio.

L’organizzazione poi è stata assolutamente adeguata al valore dell’evento sia nello straordinario incontro con il Presidente della Repubblica sia nel corso della premiazione, quando la piacevolezza della serata ha decisamente preso il sopravvento sul carattere di doverosa solennità del pomeriggio. Come ho detto, ero partita con una certa diffidenza ma mi sono subita sentita a mio agio ed è questo il carattere raro e importante che l’organizzazione nel suo complesso è riuscita a trasmettere al nostro incontro; circondate da sentimenti autentici di stima e rispetto, noi partecipanti ci siamo riconosciute e sentite libere di trasmettere alcune di quelle emozioni che, perfezionate nei rispettivi settori di competenza, hanno sorretto la nostra crescita personale oltre che professionale.

La luce profonda di un limpido tramonto romano e la magnificenza del contesto archeologico hanno completato il quadro quasi estendendo le nostre impressioni oltre il confine di un bellissimo ma limitato palcoscenico con lo sguardo doverosamente rivolto al passato ma anche con la speranza di aver contribuito a segnare una traccia utile a chi in futuro vorrà riprendere il cammino.

*Procuratore Generale Corte d’Appello di Milano

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