Fondazione Marisa Bellisario

COSA INSEGNA IL CASO CASSA DEPOSITI E PRESTITI

La vicenda di Cassa Depositi e Prestiti è una buona occasione per fare chiarezza in tema quote di genere ma soprattutto per comprendere l’importanza di tenere alta l’attenzione. Alla fine sarà una vittoria e parte del merito è della nostra fermezza nel segnalare quella che poteva essere una grave inadempienza e oggi invece probabilmente si trasformerà in un passo avanti.

La riassumo, semplificandola, per i pochi che non l’avessero seguita. La notizia arriva martedì su La Repubblica: Cdp, fa sapere il quotidiano, potrebbe ritoccare il proprio Statuto per “aggirare” l’obbligo dei due quinti di donne nel proprio CdA. Alla quarta fumata nera, infatti, sembra che siano proprio le donne l’ostacolo insormontabile per arrivare a designare il nuovo board. Le Fondazioni bancarie, cui spettano tre nomi, hanno già indicato una donna, Lucia Calvosa, mentre il MEF, che dovrebbe indicare 6 membri (tre uomini e tre donne per mantenere l’attuale, e legale, numero di donne) non riesce a trovare la quadra. Io intervengo, con durezza, parlando di passo indietro inaccettabile e ottengo il risultato sperato perché, sicuramente complice la strumentalizzazione politica, il rinnovo del CdA di una delle realtà cruciali dell’economia italiana diviene oggetto di dibattito pubblico e allargato. Un bene. Perchè anche grazie a quel “rumore” , la soluzione – di cui si discuterà nell’assemblea del 15 luglio – potrebbe passare per un’estensione delle quote al consiglio di gestione (5 poltrone attualmente occupate da soli uomini, plastica conferma della necessità delle quote) alzando così la presenza di donne da 4 a 5.

Per una vicenda che si avvia a una felice conclusione, però, altri fronti restano aperti. Appena pochi giorni fa, infatti, un’amica, associata e membro di CdA mi segnalava un analogo rischio. Lo spiego a grandi linee. La Legge Capitali approvata lo scorso marzo 2024 prevede una delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni del Testo Unico della Finanza in materia di mercati di capitali e di quelle del codice civile in materia di società di capitali; sono già in corso i lavori da parte di un Comitato istituito al MEF e relativi sottogruppi. Ora, a quanto confermerebbero due documenti di commento pubblicati nei giorni scorsi, le istanze che starebbero emergendo rispetto alle quote di genere sono “al ribasso”. Al di fuori dai tecnicismi, ci sarebbe un tentativo di allineare la quota, attualmente al 40%, da una parte al Codice di autodisciplina seguito dalle società quotate (che raccomanda la quota di un terzo) dall’altra alla Direttiva UE 2022/2381 (che prevede una quota del 40% dei soli amministratori non esecutivi, oppure il 33% di tutti gli amministratori). Insomma, in entrambi i casi si assisterebbe a una riduzione della presenza femminile.

Un passo indietro? Forse un tentativo come tanti ce ne sono stati in questi dodici anni. Ne abbiamo denunciati e “sabotati” innumerevoli e continueremo a farlo. Il punto però non sono solo queste subdole “manovre” per depotenziare una norma che certamente ha scardinato tante posizioni di potere e che continuerà a trovare detrattori (non più alla luce del sole come 12 anni fa ma proprio per questo più pericolosi!). Siamo consapevoli che le conquiste, soprattutto femminili, non sono date per sempre: è necessario non abbassare mai la guardia, vigilare e difenderle. Lo stiamo facendo e continueremo a farlo ma non basta. Serve al contempo discutere dei doverosi passi avanti per rendere vano ogni tentativo futuro, per rafforzare la presenza femminile ai vertici, per renderla non più “aggirabile” ma indispensabile.

Oggi nei CdA delle società quotate le donne ricoprono il 43% degli incarichi – siamo il quinto Paese al mondo – ma, secondo i dati Consob, solo in 5 società quotate su circa 210 la partecipazione di controllo è in mano alle donne (poco più del 2%). La maggior parte delle donne presenti nei CdA sono amministratori indipendenti, ce ne sono poche nei ruoli apicali, poche in qualità di amministratori esecutivi, la situazione migliora solo con le presidenze. D’altro canto, anche nel caso di Cdp lungi dal pensare a un Amministratore Delegato o a un Presidente donna!

Questo il primo step: quando a cooptare non saranno in maggioranza uomini, la storia girerà pagina. Non siamo ancora a quel punto purtroppo, dobbiamo arrivarci e in fretta. Gli strumenti sono tanti, le aziende ci stanno lavorando, il tema della governance sostenibile è oramai una priorità con risvolti economici oltre che reputazionali.

E poi c’è il tema politico, che esiste. Per la vicenda di Cdp, Meloni è stata attaccata sul tema quote – verso il quale per amor di verità non ha mai avuto grande entusiasmo – ma è un fatto che sia stata lei a volere una donna alla guida esecutiva di una grande partecipata pubblica, Terna. Fino a lei, e solo dopo la mia legge, per lungo tempo alle donne veniva “elargita” solo la presidenza. Appena scoppiato il caso di Cdp ho ricevuto la segnalazione di un’altra associata, manager di altissimo profilo ed esperienza che mi dice di essersi candidata proprio per quel CdA – conoscendola sarebbe un grande valore aggiunto – nonché per altri board di grandi società controllate, senza alcun esito.

E allora c’è da chiedersi quali siano i criteri di selezione per i colossi pubblici. Valgono il merito e le competenze? Perché se si cercano quelle, se sono quelli i requisiti di cooptazione allora non credo che le donne ne difettino, anzi! L’argomento della mancanza di donne per ricoprire determinati ruoli è oramai una pallottola spuntata. Noi come Fondazione Bellisario ne abbiamo raccolti e certificati oltre 1500, gli head hunters si sono attrezzati per rispondere alle richieste delle quotate, le donne si candidano attraverso i bandi pubblici. E allora? Allora c’è ancora tanta strada da fare, tanta cultura da cambiare, e le quote restano uno strumento indispensabile. Ne abbiamo ancora bisogno, è evidente. Purtroppo!!

Iscriviti alla Newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll to Top